Nuova legge anti suicidi 2021 come funziona e chi può usufruirne

Con la legge n. 3/2012 il legislatore ha introdotto un’innovativa disciplina per la composizione della crisi da sovraindebitamento dedicata ai soggetti che non possono essere sottoposti alle procedure concorsuali, altrimenti conosciuta col nome di legge anti suicidi.

Dopo anni di attesa e svariate sollecitazioni da parte degli organi di matrice europea, le norme contenute nella legge per il sovraindebitamento recentemente aggiornata verranno annesse al nuovo Codice della Crisi d’Impresa ed entreranno finalmente in vigore a partire da settembre 2021.

Legge 3/2012: a chi è rivolta?

I soggetti che possono usufruire della legge 3/2012 aggiornata al 2021 sono individuati attraverso peculiari requisiti oggettivi e soggettivi. I primi richiedono la presenza dello status di sovraindebitamento, inteso secondo l’art. 6, lett. a della normativa come una situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte ed il patrimonio disponibile a farvi fronte. I requisiti soggettivi invece richiedono che il soggetto non sia fallibile, ossia assoggettabile alle procedure contenute nella legge fallimentare (R.D. del 16 marzo 1942, n. 267).

La normativa comprende in tal senso sia persone fisiche che persone giuridiche e in particolare: – l’imprenditore agricolo – l’imprenditore commerciale che si mantiene sotto la soglia dei requisiti dimensionali di fallibilità di cui all’art. 1 della legge fallimentare – il socio di s.r.l. illimitatamente responsabile per debiti personali – i lavoratori autonomi – gli artisti – le società professionali ex L. 183/2011, comprese anche le associazioni professionali o gli studi professionali associati – s.s. costituite per l’esercizio di attività professionali – entri privati che operano in attività non commerciali – fideiussori coobbligati per insolvenza altrui – i consumatori – start up innovative.

La legge da sovraindebitamento aggiornata al 2021 permette dunque a tutti i soggetti sopraelencati di addivenire ad un accordo con i creditori che consenta loro di estinguere il debito ed ottenere concrete possibilità di reinserimento sociale.

Cosa prevede la legge anti suicidi

Prima cosa da tenere in considerazione è che la Legge 3 non prevede la semplice cancellazione dei debiti. Piuttosto, consente ai soggetti in crisi da sovraindebitamento di continuare a pagare le proprie insolvenze secondo le proprie reali possibilità, concordando un piano di pagamento con i creditori mediante l’assistenza fornita dai tribunali e dagli esperti del settore contabile e fiscale.

Grazie all’intervento degli organi preposti alla composizione della crisi individuati dal testo di legge, il debitore può dunque ottenere un piano di rientro creditizio che, suddividendo i creditori in classi privilegiate e non, organizza analiticamente le scadenze dei pagamenti e le modalità con cui assolvere agli stessi. Il programma di composizione debiti viene autorizzato da un giudice in seguito a specifici accertamenti condotti da un commercialista esperto contabile e deve essere approvato da almeno il 60% dei creditori.

Particolarità di rilievo sta nel fatto che questi ultimi non riceveranno l’intera somma che gli è dovuta, ma solo quanto effettivamente il debitore può restituire. Le modalità di consolidamento debiti previste dalla legge anti suicidi aggiornata al 2021 sono tre: – esdebitamento con piano del consumatore, riservato alle persone fisiche non fallibili – esdebitamento con accordo di ristrutturazione debiti, riservato alle persone giuridiche non fallibili – esdebitamento con liquidazione del patrimonio, per mezzo del quale le persone fisiche o giuridiche cedono i propri beni mobili e immobili al fine di consolidare i debiti contratti. Dal patrimonio assoggettabile alla liquidazione sono esclusi i beni necessari al mantenimento di uno stile di vita dignitoso del debitore e della sua famiglia.

La concreta riabilitazione del soggetto debitore

Il principale ostacolo all’effettiva entrata in vigore della legge 3/2012 risiede nella demonizzazione di matrice storica che per lungo tempo ha afflitto la figura del debitore. Sin dall’antica Roma colui che aveva contratto debiti e si era successivamente trovato, anche non per sua colpa, nell’oggettiva impossibilità di saldarli veniva infatti estromesso dalla realtà sociale e privato della dignità che viene riconosciuta non solo al cittadino, ma anche alla persona in quanto tale.

I più moderni impulsi provenienti dall’ufficiale riconoscimento a livello internazionale dei diritti dell’uomo e del cittadino ha oggi, finalmente, reso possibile un netto cambio di prospettiva in tal senso. Il debitore non è più visto come un soggetto da vessare e punire, bensì come una persona che ha il diritto di veder salvaguardata la propria dignità e che deve essere messa nelle condizioni di poter ripartire da zero. La L. 3/2012 è dunque il corollario di questa nuova, moderna e decisamente più corretta visione.