uso della mascherina negli spazi aperti

Insieme alla corretta igienizzazione delle mani e al distanziamento sociale, la mascherina rappresenta un’arma fondamentale nel combattere l’emergenza Coronavirus. Proprio per questo il suo utilizzo viene ampiamente regolamentato nei decreti legge di questi ultimi mesi.

Se nella prima parte della fase due era previsto l’obbligo di indossare la mascherina solo negli spazi chiusi e sui mezzi di trasporto, adesso le cose sono un po’ cambiate. Torna l’obbligo di indossare la mascherina negli spazi aperti in determinate fasce orarie e addirittura in alcuni comuni 24 ore su 24. Dunque la mascherina è un dispositivo di cui non possiamo fare più a meno, e per stare sicuri è meglio scegliere le mascherine di maskhaze utilizzabili all’aperto.

Vediamo ora cosa è cambiato in fatto di norme e restrizioni a riguardo.

Non solo movida: sotto tiro anche i “capannelli occasionali”

Nell’ultima ordinanza emanata dal Ministro della Salute Roberto Speranza è specificato, oltre al divieto di ballo in discoteche e spazi al chiuso, che la mascherina torna ad essere obbligatoria negli spazi aperti dalle ore 18.00 alle ore 6.00 del mattino, fascia oraria in cui abbiamo la maggiore probabilità di formazione di assembramenti.

Tale obbligo però non è limitato soltanto alle zone più soggette alla movida, ma praticamente ovunque si vengano a formare anche capannelli occasionali formati da 3-5 persone. Dunque rientrano nella norma anche i parchi, i lungomari, piazze e slarghi, insomma tutti i luoghi pubblici in cui ci si possa incontrare all’aperto.

Anche nelle vie delle città, laddove queste fossero particolarmente affollate, l’uso della mascherina viene reso obbligatorio nella suddetta fascia oraria e lasciato al senso di responsabilità di ognuno nelle altre ore della giornata.

L’interpretazione delle regioni

L’indicazione non è soggetta a deroghe; ciò vuol dire che le regioni non potranno applicare norme meno stringenti di quelle dell’ultima ordinanza. Potranno invece inasprirle ulteriormente laddove lo ritenessero necessario.

È questo il caso del comune di Sassari in Sardegna. Vista la difficilissima situazione della regione Sardegna in fatto di contagi, innalzatisi oltremodo nell’ultimo mese a causa del grande afflusso di turisti, il sindaco della città di Sassari ha stabilito che l’obbligo di utilizzo della mascherina all’aperto è momentaneamente obbligatorio 24 ore su 24 fino a che la situazione non sarà migliorata.

Ovviamente l’uso della mascherina all’aperto resta facoltativo laddove è possibile mantenere il giusto distanziamento sociale e in assenza di assembramenti. Diversamente, i trasgressori saranno sanzionati con multe fino a 400 euro.

Il malcontento dei sindaci

In risposta a quest’ultima ordinanza, numerosi primi cittadini hanno sollevato il proprio malcontento e le proprie perplessità l’attuazione della stessa. Soprattutto in località balneari o comunque fortemente turistiche i sindaci hanno manifestato la difficoltà di garantire gli adeguati controlli da parte delle forze dell’ordine, giudicate fortemente insufficienti.

Grassi, sindaco di Rimini, ha affermato che verranno messe in atto tutte le misure possibili, ma ha anche aggiunto: “Non si lascino soli i prefetti, i Comuni, le imprese nell’applicazione del provvedimento. Si chiariscano modalità di controllo e anche chi e come lo attua. Si usi rigore e buon senso per garantire che non si creino situazioni che possano mettere a rischio il benessere e la sicurezza della comunità e degli ospiti, e al contempo non si ospedalizzi la vita.”

Inoltre, il sindaco di Pietrasanta Alberto Stefano Giovannetti, ha aggiunto che è inutile emanare ordinanze se non si è in grado di farle rispettare e che non si ha bisogno di controlli spot, ma piuttosto di controlli costanti e continui in tutte le zone maggiormente a rischio di assembramenti.

Si aggiunge al coro anche il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca, il quale al contempo esorta le forze dell’ordine stesse a mantenere un rigido controllo e una severa osservanza delle regole.

L’intervento del Viminale

La risposta del Viminale è stata pronta: questo ha infatti scritto ai prefetti per esortarli a organizzare nuovamente la rete dei servizi e dei controlli alla luce delle nuove prescrizioni. Bruno Frattasi, nuovo capo del gabinetto del Viminale, ha invitato i prefetti a organizzare delle riunioni con i comitati provinciali dell’ordine e della sicurezza per studiare e analizzare l’ordinanza al meglio e attuare nuovi provvedimenti.

Ha inoltre invitato a coinvolgere anche sindaci e polizia locale per far sì che vengano attuate “le misure di vigilanza, prevenzione e controllo ritenute più idonee a scongiurare la violazione delle predette prescrizioni”. I prefetti avranno dunque il compito di rafforzare le operazioni di vigilanza soprattutto nei luoghi più caldi della movida, per vigilare non solo sul corretto utilizzo delle mascherine e dei dispositivi di protezione individuali, ma anche sul divieto di ballo e di assembramento fuori e dentro i locali più in voga. A causa dunque di queste difficoltà organizzative sul campo, gran parte della responsabilità è a tutt’oggi lasciata al senso civico e morale dei singoli cittadini. Sono essi infatti a dover essere i primi a preoccuparsi per la salvaguardia della propria e dell’altrui salute. In ogni caso, per essere sempre informati sulle nuove norme e sulla situazione dei contagi in Italia, è bene collegarsi al sito del Ministero della Salute.