Raffrescamento evaporativo i principali vantaggi

Gli uffici tecnologicamente più evoluti, sono progettati per avere un sistema di climatizzazione con aria primaria, dotato dei vari terminali di zona per il ricircolo dell’aria. In questo particolare scenario, la regolazione di tali terminali è da ritenersi strategica, sia in funzione del contenimento dei costi di gestione, che in vista del mantenimento del giusto livello di comfort. In questo articolo, approfondiremo tutti gli aspetti principali della climatizzazione degli uffici, e di un’alternativa agli impianti tradizionali: il raffrescamento evaporativo.

Climatizzazione e regolazione dell’impianto

Chi lavora in ufficio, soprattutto in quelli open space, conosce molto bene come funziona, ovvero che d’estate alcuni colleghi possano lavorare con il golfino, e viceversa altri possano desiderare di rimanere con una t-shirt. Troppo freddo o troppo caldo, il concetto non cambia, e nemmeno la causa che porta a questa grottesca situazione, ovvero una regolazione approssimativa dell’impianto di climatizzazione.

Tale regolazione approssimativa, non solo incide negativamente sul reale comfort dei collaboratori, ma anche sui costi di gestione dell’impianto stesso. La seconda voce tra l’altro, quella inerente ai costi, deve essere analizzata secondo due chiavi di interpretazione. In prima battuta, un impianto che non lavora nel suo regime corretto, consuma più energia elettrica, situazione tra l’altro che incide anche sull’ecosostenibilità della struttura. In secondo luogo, i collaboratori lavorando ad una temperatura non consona, saranno deconcentrati e renderanno di meno, causando per l’azienda un ulteriore costo.

Infine, sempre a discapito dei collaboratori, un salto termico troppo elevato tra interno ed esterno, può essere causa di problemi respiratori e malanni vari. Il risultato? Ancora una volta costi da sostenere per l’azienda in caso di periodi di malattia di tali collaboratori. In altre parole, ciò che deriva da una cattivare regolazione dell’impianto di climatizzazione, può essere definito come un effetto domino.

Climatizzazione o raffrescamento?

Climatizzare un ufficio con un impianto di tipo tradizionale, non è l’unico modo per portarlo alla temperatura desiderata. Esiste infatti anche una seconda opzione, ovvero il raffrescamento evaporativo, che in alcuni casi viene anche definito raffrescamento adiabatico. Stiamo parlando di una tecnologia il cui impiego avviene sempre più di frequente in locali di medie e grandi dimensioni, basata su un principio fisico molto semplice e soprattutto conosciuto da molti secoli.

Con l’avvento della tecnologia, la miniaturizzazione dei componenti, e ovviamente con l’introduzione dell’elettronica, sono nate apparecchiature, definite raffrescatori adiabatici, che permettono di sfruttare al meglio questo particolare principio fisico. Stiamo parlando di un impianto che non utilizza nessuna tipologia di fluido frigorifero, fornendo come conseguenza all’ambiente un raffrescamento decisamente più naturale, e consumando tra l’altro una quantità di energia elettrica minore a quella che un impianto di tipo tradizionale consuma.

Raffrescatore evaporativo: come funziona

Il principio fisico alla base del funzionamento del raffrescatore evaporativo, è piuttosto semplice. Come noto, l’aria è in grado di assorbire una determinata quantità di vapore acqueo, in base alla sua reale temperatura. Per calcolare il livello di umidità relativa di tale aria, viene utilizzato proprio il rapporto tra l’effettiva quantità di vapore acqueo presente in un preciso momento, e quello che è il valore massimo che l’aria in questione può contenere.

Con il raffrescatore evaporativo, viene aggiunto vapore acqueo in quantità tale da rendere l’aria satura (o quasi), processo possibile grazie al calore contenuto nell’aria stessa che permette di far evaporare una determinata quantità di acqua che chiaramente viene trasformata in vapore acqueo. Tale calore di evaporazione viene assorbito dall’aria stessa, che aumentando la % di umidità relativa, perde parte del suo calore, abbassando di conseguenza la temperatura. Questa particolare trasformazione avviene in assenza totale di uno scambio diretto di calore con il determinato ambiente, e da questa situazione nasce il concetto di raffrescamento adiabatico.